SIMONE BOGLIA ET MASSIMO ENRICO

flauti e chitarre

Articoli di Franco Farnè nel giornale Il Sentinella di Canavese

http://lasentinella.gelocal.it/ivrea/cronaca/2015/02/16/news/boglia-primo-piffero-e-appassionato-musicista-di-talento-1

http://lasentinella.gelocal.it/ivrea/cronaca/2011/10/24/news/liutaio-un-mestiere-tra-arte-e-passione-1.1618189

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È un valente musicista, versatile e ricco di talento, Simone Boglia, piffero a Carnevale, ma anche studioso e maestro artigiano, costruttore del caratteristico strumento sul quale gli eporediesi sono abituati a vedere sollevarsi e abbassarsi ritmicamente le sue dita nei giorni della manifestazione. È lui il primo piffero, il musico che ha il compito di dare gli attacchi delle sonate e di concluderne il tempo. Nel gruppo è entrato per passione, – e sono quasi trent’anni, ormai, da quel 1986 in cui chiese a un amico di presentargli i musici e introdurlo nella compagine - una passione nata da un’attenzione e da un coinvolgimento emozionale maturati nel tempo, sicuramente più intensi rispetto alla graduale assimilazione di una tradizione di famiglia.In una lontana intervista Boglia raccontò l’impegno per presentarsi preparato nel migliore dei modi, le pifferate imparate a orecchio, prima, e poi perfezionate sotto la guida di un maestro d’eccezione, Sergio Pocchiola, mai dimenticato Primo Piffero. «Non è stato difficile imparare le basi – aveva detto - quanto costruirsi, in anni di paziente apprendimento, quell’ esperienza fatta di segreti carpiti, di continui apporti migliorativi non disgiunti da impercettibili e fondamentali sperimentazioni, che premia con l’acquisita padronanza assoluta dello strumento». L’altro aspetto importante dell’esperienza musicale e umana di piffero attiene alla costruzione di questo strumento appartenente alla famiglia degli aerofoni, attività alla quale si è dedicato dopo anni di ricerche e studi attenti e approfonditi e che da anni condivide e attua nella bottega del liutaio Massimo Enrico, dove realizzano strumenti apprezzatissimi e molto richiesti, non solo a livello locale. Del piffero canavesano infatti Boglia è un virtuoso anche in termini di conoscenza storica, ed è interessante, in occasione di convegni o conferenze, ascoltare le sue relazioni che, in modo assolutamente chiaro, indice di una perfetta padronanza della materia, illuminano su una tradizione così diffusa e importante sul territorio, ma mutuata e talvolta allargata ad altri paesi europei.

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Si tratta di Massimo Enrico, strambinese con bottega a Ivrea, in stradale Torino, un’avviata attività come falegname sfociata nella liuteria e, attualmente, incarichi di insegnante a Ivrea e Santhià per potersi dedicare con passione alle sue “creature”, gli strumenti a corda a pizzico e, parallelamente, i flauti, con una specializzazione per i pifferi.

«La mia attività di falegname è iniziata nel 1997 anche se la passione per il legno potrebbe dirsi praticamente congenita – racconta Massimo - La predilezione per la liuteria si è sviluppata più di recente, complice un passato da chitarrista e un presente che, per ragioni di tempo, mi ha ridimensionato a musicista amatoriale».

«La progettazione, lo studio e la realizzazione di strumenti - prosegue nel suo appassionato racconto Massimo Enrico - ha letteralmente invaso la mia quotidianità e ne ha lentamente preso possesso in anni di studio, ricerca e sperimentazioni sui molti strumenti che mi sono trovato a restaurare».

La passione per la liuteria la si legge alle pareti e sui banconi della bottega, declinata in attrezzi e materiali e scheletri di strumenti, nonchè in opere appena terminate e appese ovunque e, tutt’attorno, il profumo del legno e qua e là un velo di finissima segatura, impalpabile come una cipria.

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C’è molta poesia, oltre a un’estrema e rigorosa professionalità e non potrebbe essere altrimenti per un’arte e una tecnica artigianale che dai lontani secoli d’oro della liuteria sono rimaste ancora oggi pressoché immutate.

Massimo mostra le sue chitarre e i gli strumenti irlandesi che realizza e li accarezza con lo sguardo ancor prima che con la mano, tutte apparentemente uguali eppure così diverse una dall’altra. Uniche.

«Il mercato al quale ci rivolgiamo – aggiunge Massimo Enrico - è europeo, anche perché, pur avendo ottimi riscontri in Canavese, necessita di espandersi ad ampio raggio e di superare i confini locali. La nostra è ovviamente una produzione piccola nelle dimensioni perché ogni chitarra richiede almeno un mese di tempo per essere realizzata e ogni anno non si riesce a costruire più di dieci o quindici strumenti».

Le industrie che affidano la costruzione dei loro strumenti alla catena di montaggio, risparmiando sui costi e, talvolta, sulla qualità, distano anni luce da questo piccolo laboratorio di Massimo che utilizza esclusivamente colle animali e materiali che sappiano tradursi in una perfetta resa sonora dello strumento.

«Il lavoro del liutaio - evidenzia ancora Massimo Enrico - è un continuo ricominciare per non considerarsi mai a destinazione, sempre protesi verso un traguardo che rappresenti un perfezionamento, una miglioria».

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